Il djset di Dancing Stories, il mistero di Ruth e il surrealismo di Pacifer.
Traccia 1_Spiriti notturni in connessione. Da Dancing Stories di Fabrizio Pallara.
Un sasso parla ad una foglia.
Benvenute/i a Dancing Stories – urla una voce.
Fabrizio Pallara di Teatrodelleapparizioni, immerso nella notte del Parco di Torre del Fiscale nel contesto della quinta giornata del festival Attraversamenti Multipli, ci parla da dietro una console avvolto da luci azzurre e fucsia e affiancato da una videoproiezione che bagna l’acquedotto.
Inizia così il dj set narrato che ci trasporta immediatamente in una dimensione ‘altra’ dove elementi naturali prendono la parola e imbastiscono conversazioni tra di loro, dove la notte si riempie di colori e suoni e dove presto ci sentiamo, per citare una frase della narrazione, spiriti della notte che danzano attorno al fuoco.
Ecco che quindi si forma un cerchio tra alcuni membri della redazione di LEREM che si lasciano andare in movimenti liberi, senza struttura, a volte scoordinati, altre volte di una complessità ritmica da far rimanere incantati. E subito le “Dancing stories” siamo noi: c’è chi porta le proprie spalle vibranti dall’Egitto e dalla musica araba; chi, arrivata sotto l’acquedotto, si lancia in un liberatorio urlo: “si è giovani una volta sola”; chi non vede l’ora di abbandonare la perfezione e decide di ballare in modo sconnesso perché è divertente. L’energia è altamente contagiosa e il desiderio di far parte di questo spazio spensierato si fa vivo tra il resto del pubblico che piano piano si unisce al gruppo di spiriti danzanti. Dalla voce di Fabrizio Pallara risuonano le parole: numeri che non contano e mi perdo a riflettere quanto spesso non contino davvero. Quello che conta in questo momento sono i movimenti che ci legano e ci connettono, tra sconosciute, in una danza di sudore, liberatoria, catturata dallo sguardo in camera di Enrico.
Essendo la performance che chiude la serata, la sua composizione di tracce musicali alternate a narrazioni sembra essere un ottimo tapis roulant dove lasciar correre le memorie della giornata: il laboratorio di eco danza Ruth – la casa comune raccontato da Zara e Ashraf, la visione curiosa della performance Ruth tra evoluzione e sciamanesimo e infine gli sguardi di meraviglia delle compagne che riflettono Pacifer del Collettivo Flaan.
Giorgia Belotti
Traccia 2_ Un viaggio misterioso e un pianeta da salvare. Da Ruth di Francesca Cola.
Ascolto consigliato:
Zara e Ashraf durante il pomeriggio partecipano al laboratorio RUTH – la casa comune, parte del progetto performativo RUTH di Francesca Cola, sostenuto attraverso la Residenza artistica curata da Margine Operativo, supportata dalla Rete Ecoritmi (Fondazione Roma Tre Teatro Palladium, Eticae, Margine Operativo) con il contributo del Ministero della Cultura – Next Generation EU.
Zara ci racconta: all’inizio Francesca ha chiamato tutti i bambini, si è presentata e ha detto loro che è un’amica di Ruth. Anche i bambini si sono presentati. Francesca ha chiesto ai bambini di camminare insieme alla ricerca di Ruth, ma ha chiesto loro di guardare e ascoltare attentamente. Poi ha dato un bastone a uno dei bambini come segno di leadership e ha dato agli altri dei libri. Poi il gruppo ha iniziato a camminare. A un certo punto, i bambini si sono seduti per terra, Francesca ha messo una foglia bianca al centro del cerchio e ha chiesto ai bambini di fare domande per capire chi fosse Ruth.
I bambini rompono il ghiaccio e iniziano con le domande: “Ha una casa?”, “Sa viaggiare?”, “Sa fare foto?”, “Ha i capelli rossi?”, “È un marinaio?”, “Sa parlare tedesco?” (Io parlo tedesco!). Alessandra risponde a una delle domande con la parola “mistero” come risposta! Le domande diventano più interessanti: “È un cannibale?”, “Una donna che sa fare le caramelle?”, “È il titolo di un libro?”.
Ashraf continua: Poi scrive queste domande e, quando un numero sufficiente di domande è stato raccolto, consegna a ogni bambino una busta contenente un foglio di carta bianco, un’immagine di qualcosa e uno dei piccoli ciottoli. Quindi la guida dice: “Dobbiamo insegnare a Cliff a montare una tenda in cima a una montagna e ognuno deve spiegare con un disegno come costruirla in modo che piaccia a tutti. Inoltre, ogni persona deve esprimere in una parola l’immagine che ha trovato nella busta”. Dopo che ogni bambino ha disegnato il proprio disegno e ha scritto la sua parola sull’immagine, la guida accompagna i bambini. Per iniziare, si possono vedere alcuni punti di osservazione. Giunti alla prima porta, la guida cerca la chiave d’ingresso: le corna di un cervo. Nessuno può entrare prima di aver afferrato una delle corna e averla messa in testa, così tutti entrano dalla porta. Poi facciamo un breve tratto e la guida si ferma a spiegare che ci sono più direzioni: destra, sinistra e avanti. Sceglie la direzione più completa, il lato destro. Poi camminiamo un po’ e troviamo una piccola scatola contenente alcuni nidi di uccelli. Poi proseguiamo. La guida ci aveva detto prima che il nome del proprietario dello spettacolo è Ruth. Allora i bambini la chiamano e la cercano, ma inutilmente. Allora la compagnia torna sul luogo dello spettacolo e scopriamo che c’era una tenda come quella di cui ci aveva parlato la guida. Abbiamo quindi posizionato i nidi di uccello davanti alla porta della tenda e ognuno ha messo i sassolini trovati nella busta dentro i nidi.
Un pianeta da salvare
Un tepee di tela di cotone grezzo schiacciato al suolo campeggia nello spiazzo a ridosso degli archi dell’acquedotto romano del parco, che a me sembrano le zampe di un grande elefante cartaginese imbalsamato. Il tempo è sospeso, il sole non osa tramontare e resta appeso incerto nella ragnatela di afa tra due ruderi alle nostre spalle. C’è grande eccitazione tra i bambini seduti in semicerchio sulle stuoie in prima fila, una tribù di piccoli indiani in attesa del loro sciamano davanti all’ingresso della tenda bianca. Quella è la capanna di Ruth, ‘’l’amica’’ misteriosa di Francesca Cola tanto evocata durante il laboratorio pomeridiano. Gli oggetti rinvenuti dai bambini sui sentieri del parco sono stati disposti lungo una linea spezzata, partendo dal pertugio dal quale uscirà Ruth: sono una radice, un nido con pezzetti di maioliche colorate, due corni biforcuti poggiati su un pezzo di travertino, un sasso nodoso, un libro di fogli disegnati dai bambini, una scatola di gioielli cubica, un teschio di capra con scure corna appuntite e ricurve, un grosso pezzo di corteccia e, infine, un lungo ramo a forma di ipsilon. All’improvviso, fende l’aria un lungo suono elettronico frammentato da interferenze che ricordano scricchiolii di radio e lo scorrere dell’acqua. Una mano spunta da un buco della tela, poi scompare per riapparire poco dopo dal foro tra le canne che sorreggono il cono del tepee. Le dita si muovono ritmicamente, titillando la curiosità degli spettatori. Impugnando uno scettro magico, un braccio fuoriesce dall’ingresso della tenda quasi ad annusare l’aria all’esterno, poi pian piano Ruth striscia fuori dalla tenda: è una creatura totemica, col busto ricoperto di vello ovino e dalle movenze di un serpente a sonagli. Sul volto porta una maschera all’uncinetto, fatta con un centrotavola della nonna contornato con merletti, semi di piante e pelliccia a treccine. L’apparizione spaventa un po’ i più piccini, subito rassicurati dalla complicità dei gesti della strana creatura candida, che si rotola sul prato con movimenti sinuosi e ruba vorace un pop corn caduto a terra a un bambino – e tutti ridono. Una volta in piedi, Ruth prende il ramo biforcuto e comincia a danzare scossa da un fremito di sonagli. La sua danza meravigliosa è un rito arcaico con cui inizia a depositare uno ad uno, ai piedi dei bambini, gli oggetti posati davanti alla sua casa, simbolo della vita sulla Terra. Dalla consolle, arriva un suono elettronico pulsato, da-duu da-duu, via via più forte: è forse il battito del nostro pianeta malato? O un messaggio cifrato? Col synt la musicista modula ululati di lupo inframezzati da minacciose frasi in tedesco. La sciamana risponde con una danza frenetica, si strappa il vello dal corpo, la maschera dal volto, e li dona ai bambini. Infine, col bastone biforcuto indica il sole al tramonto e si incammina verso l’orizzonte, dopo aver preso per mano la compagna musicista. Le vediamo rimpicciolirsi in lontananza, in una foschia dorata, e girarsi verso di noi per un saluto finale. Sono diventate due creature di luce e amore. Ci aspettano sul pianeta che germoglierà dai semi innestati nei piccoli, grandi cuori di questi bambini. Ruth infatti è una sciamana tornata dal futuro per chiederci di salvare il pianeta. E i bambini, attraverso l’arte e la bellezza, salveranno il mondo.
Dorina Alimonti
L’esibizione di Ruth mi ha ricordato il processo di evoluzione della vita. Il suono e la musica di sottofondo, che cambiavano in sincronia con i movimenti di Ruth, sembravano provenire da sott’acqua e i movimenti ritmici erano molto delicati. Gradualmente, la musica e la scena cambiavano in modo impercettibile e i movimenti diventavano più simili a quelli di uno strisciare, fino a quando lentamente Ruth si è messa in piedi. Questo ha suscitato la mia curiosità, poiché cercavo di associare Ruth a un animale che conoscevo, ma era impossibile. La musica passava dall’ambiente marino al canto degli uccelli, ai suoni umani, ai ruggiti e ringhi. Tuttavia, il costume mi ricordava la lana di pecora, e il togliere il costume era simile alla muta di un serpente. Oltre alla performance affascinante dell’artista, anche le reazioni del pubblico, in particolare dei bambini, erano interessanti: alcuni erano spaventati e si avvicinavano con esitazione, mentre altri, con maggiore curiosità e coraggio, cercavano di interagire con Ruth. Molti artisti cercano di coinvolgere il pubblico nelle loro esibizioni e, secondo me, Ruth ha avuto successo in questo.
Zahra Muradi
Traccia 3_ La carovana attraverso lo specchio. Da Pacifer di Collettivo Flaan.
Ascolto consigliato:
Collettivo Flan con Pacifer ci guida in un viaggio di introspezione dentro noi stessi attraverso il circo contemporaneo, l’arte di strada, la giocoleria e la beatbox. La performance è adatta a tutti i bambini dai 0 ai 99 anni.
Un praticabile, una scala a gradini su due ruote che si muove nell’area verde di Tor Fiscale, ispirata a “Relatività” una stampa litografica dell’artista olandese M.C. Escher, ci ricorda che due mondi differenti possono coesistere e coabitare in uno stesso luogo. L’atmosfera è surreale tra sogno e realtà, cadere non fa più paura come nella vita di tutti i giorni ma regala grandi risate e procura gioia, viene voglia di imparare a inciampare sulle strade che scegliamo di percorrere proprio come i performer inciampano sulle scale della scenografia.
Relatività (1953) di M.C. Escher
foto di Carolina Farina
La presenza dei bambini e delle bambine è parte integrante dello spettacolo: le loro risate, le loro voci e i commenti schietti incorniciano alla perfezione lo specchio che ci prepariamo ad attraversare.
“Oh, Frufrù, che bellezza se potessimo entrare nella Casa dello Specchio! Son certa che ci sono tante belle cose. Fingiamo di poterci entrare, Frufrù, fingiamo che lo specchio sia morbido come un velo, e che si possa attraversare. To’, adesso sta diventando come una specie di nebbia… Entrarci è la cosa più facile del mondo.”
(Da Alice attraverso lo specchio di Lewis Carrol, capitolo I)
E come Alice, che attraversando lo specchio si avventura in un nuovo spazio e in un nuovo tempo, anche noi, seguendo la sfera riflettente, entriamo con la stessa facilità a far parte della carovana per intraprendere un viaggio inaspettato. Una voce ci rassicura durante questi tempi pieni di caos interiore. “In ogni disordine c’è un ordine segreto”. Percorriamo insieme lo spazio reale del parco trasformandolo in un luogo fantastico in cui ricordi, immagini e pensieri si confondono tra i movimenti e i suoni della performance. All’improvviso ci riscopriamo senza età, meravigliandoci della semplicità delle cose e le risate di chi era adulto si mescolano indistintamente con quelle dei bambini e delle bambine in prima fila.
illustrazione di John Tenniel
E viene in mente Pascoli che con il Fanciullino ci ricorda di dar voce alla nostra parte più genuina per meravigliarci e lasciarci trasportare in spazi in cui la realtà, seppur capovolta, si riempie di nuovi significati possibili.
“Egli è quello che piange e ride senza perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione.”
Al termine della serata ci lasciamo e ognuno porta con sé sensazioni e immagini differenti come quelle di Oumar trova in una poesia di Marco Vasselli che le descrive così:
Nell’aria le parole di una sera
attorno a un piatto caldo di ricordi
e tutti solo in fondo a raccontarsi
dei nostri pochi anni e molte storie.
Nell’aria l’ironia dei tempi andati
a risalir dal fondo d’un bicchiere
che birra ha trasformato in euforia.
E salutarsi
e perdersi nell’aria
quella magia bonaria
e il ritornare di una vita muffa
perché vent’anni sono una cosa seria
perché vent’anni sono una volta sola.
Roberta, Deborah, Oumar
Dopo aver visto
TEATRODELLEAPPARIZIONI / Dancing stories
un’idea di Fabrizio Pallara
dj e vocalist Fabrizio Pallara
vj Stefano Cormino
testi Roberta Ferrari e Fabrizio Pallara
produzione teatrodelleapparizioni
RUTH – la casa comune
Laboratorio di eco danza e pratiche del contemporaneo
Il laboratorio “RUTH – la casa comune” è parte del progetto performativo RUTH di Francesca Cola, sostenuto attraverso la Residenza artistica curata da Margine Operativo, supportata dalla Rete Ecoritmi // Fondazione Roma Tre Teatro Palladium, Eticae, Margine Operativo // con il contributo del Ministero della Cultura – Next Generation EU.
FRANCESCA COLA / Ruth
Concept: Francesca Cola
dialoghi filosofici: Gaia Giovine
Live soundscape: Paola Lesina
Performance: Francesca Cola, Paola Lesina
Balaklava – Chiara Giordano
Elementi di scena: Meshwork di G.B, G.C, nonna Nina, Leonardo, il Bosco Montagna
Una produzione di Associazione Didee Arti e Comunicazione
Progetto performativo sostenuto attraverso la Residenza artistica curata da Margine Operativo, supportata dalla Rete Ecoritmi // Fondazione Roma Tre Teatro Palladium, Eticae, Margine Operativo // con il contributo del Ministero della Cultura – Next Generation EU
COLLETTIVO FLAAN / Pacifer
Direzione – Leonardo Varriale
con Anton de Guglielmo, Alessio Paolelli, Alice Bellini, Flavio Bedini
Realizzazione “scala”- Fabio Pecchioli