Attraversamenti Multipli 2001-2020: ora è tutto scritto!

Un viaggio tra gli orizzonti mobili delle arti performative del festival di Margine Operativo nel libro edito da Editoria & Spettacolo

foto Carolina Farina

Giovedì 23 settembre, appuntamento alla Biblioteca Interculturale Cittadini del Mondo. Comincia così la seconda settimana della XXI edizione di Attraversamenti Multipli. Certo che ventuno anni sono tanti, pochi altri Festival a Roma hanno raggiunto quest’età. Del resto se ci troviamo nella Biblioteca Interculturale è proprio per questo, per la presentazione del libro Attraversamenti multipli 2001 – 2020 Un viaggio tra gli orizzonti mobili delle arti performative contemporanee a cura dei direttori artistici Alessandra Ferraro e Pako Graziani edito da Editoria & Spettacolo. Assistiamo con curiosità ai vari interventi, che vedono Alessandra e Pako alternarsi a Maximilian La Monica di Editoria & Spettacolo, Letizia Bernazza di Liminateatri, Renata Savo di Scene Contemporanee e Luca Lotano di Teatro e critica, coordinatore delle Redazioni Meticce. Riflettono insieme sulla preziosa testimonianza che la narrazione del libro porta con sé: una narrazione libera, corale, dove alle parole di Alessandra e Pako si susseguono quelle di molteplici osservatori che negli anni hanno popolato il Festival. Ad emergere più di ogni altra cosa è l’impegno artistico-politico che in ognuno dei 20 anni raccontati il Festival ha deciso di assumersi, popolando spazi pubblici e cercando di coinvolgere via via intere comunità locali.

Nel frattempo ne approfittiamo per sfogliare e passarci di mano una copia del libro. La cosa che ci salta subito all’occhio sono le foto che accompagnano la storia del Festival, fino a catapultarci indietro nel tempo e farci assistere con l’immaginazione a questo o quello spettacolo. Le stesse foto che troviamo appese ai lati della sala in cui ci troviamo, parte anche della mostra fotografica correlata Atti performativi e spazi metropolitani – Attraversamenti Multipli 2001 – 2020. La copertina stessa, riprendendo il tema del viaggio, rappresenta un treno che sovrasta delle altissime montagne, portando chissà chi al suo interno e diretto chissà dove.

foto Carolina Farina

Poco sappiamo dei primi passi mossi dal Festival a partire dal 2001 – ne sapremo sicuramente di più nei prossimi giorni leggendo il libro – ma di certo sappiamo benissimo che quel treno diretto chissà dove a un certo punto, attraversando luoghi e spazi diversi delle metropoli di Roma, di Genova e Napoli, è approdato (temporaneamente?) nel quartiere Quadraro della capitale. Non prima di aver invaso fisicamente e acusticamente la rete delle metropolitane romane – pendiamo dalle labbra di Alessandra quando ci racconta dell’invasione radiofonica che per una notte intera ha risuonato in tutta la linea della Metro A. A partire dal 2017 Attraversamenti multipli ha smesso di essere un Festival nomade e ha affondato le proprie radici a Largo Spartaco e dintorni, coinvolgendo oltre alla metropoli tutta la cittadinanza locale e creando una sintonia con le varie realtà del quartiere, come GarageZero, il Centro Sociale Spartaco e la Biblioteca stessa. È esattamente a questo punto che è nata la Redazione Meticcia Re.M! È quest’ultima parte del Festival che conosciamo benissimo, avendola vissuta a pieno in questi ultimi quattro anni. È questo che ci sorprende, scoprendo che parte di questa storia, in un certo senso, l’abbiamo scritta anche noi, con i nostri racconti che di anno in anno hanno accompagnato gli eventi del Festival, cercando di raccontarne l’anima e riportando la nostra esperienza meticcia, costantemente nutrita dallo scambio e dal confronto sia con gli artisti che fra di noi, ognuno proveniendo da un paese e una cultura diversi. Non a caso scopriamo che uno dei capitoli finali del libro è dedicato proprio all’esperienza della Re.M.

Ancor più curiosi di prima, chiediamo allora ad alcuni dei nostri “veterani”, Mahamadou Kara Traore, Maki Hafiz Esan e Julio Ricardo Fernandez di raccontarci com’è stato e cos’ha significato per loro partecipare ad Attraversamenti multipli negli anni passati qui al Quadraro, dal 2018 in avanti.

foto Carolina Farina

Qual è stato il momento del Festival che più vi è rimasto nel cuore?

Mahamdou Kara Traore: Ogni anno incontri altre persone e scopri una grande diversità di proposte artistiche. A volte capita di vedere spettacoli simili che possono piacere un po’ meno, altre volte spettacoli che invece sono bellissimi. Ogni momento del Festival di questi ultimi quattro anni per me è stato speciale ma se devo dirti uno spettacolo che mi ha colpito più degli altri è stato I giganti della montagna di Roberto Latini. Ho capito pochissime parole ma mi ha lo stesso tenuto concentrato dal primo all’ultimo minuto (qui, il racconto di Mahamadou Kara del 2019 Le parole mi diventano crudeli [ndr]).

Maki Hafiz Esan: Sono venuto al Festival per divertimento, e perché mi piaceva molto vedere gli spettacoli. Il momento che ricordo con più piacere è nel 2018, quando a GarageZero abbiamo visto la performance No, non distruggeremo Garage Zero di Collettivo Cinetico . Quella danza così liberatoria e movimentata mi ha colpito molto.

Julio Ricardo Fernandez: A me è rimasto tanto impresso uno spettacolo del 2019. L’artista era Ivàn Benito e la performance di danza site specific – nell’ ambito del progetto Europeo “CONTACT ZONES_performing arts in urban spaces – si chiamava Galàpago. Utilizzò tutta la piazza, si rotolò per terra, si arrampicò sui muri… Fantastico! (qui, l’intervista di Julio proprio con Ivàn Benito nel 2019 [ndr]).
Pensando più in generale al Festival, mi piace tanto il momento in cui uscendo dalla metro ogni volta mi metto ad ascoltare la musica mentre raggiungo Largo Spartaco.

foto Carolina Farina

Conoscevate il quartiere Quadraro prima della vostra esperienza ad Attraversamenti?

Mahamdou Kara: Alla fermata di Numidio Quadrato ci son passato tante volte prima del Festival, ma non sono mai arrivato a conoscere questo quartiere. Non sapevo che ci fosse una piazza che si chiama Largo Spartaco, né che il palazzo grande davanti alla piazza viene chiamato boomerang per la sua forma. Queste cose ce le ha fatte vedere il Festival. Poi devo essere sincero, qui non ci passo mai negli altri mesi dell’anno, solo a settembre perché c’è Attraversamenti Multipli.

Julio Ricardo Fernandez: Non avrei mai conosciuto Largo Spartaco senza il Festival. Per una persona che non è cresciuta a Roma credo sia interessantissimo scoprire che la città non ha soltanto un centro, che tutti conoscono, con un sacco di turismo, il Colosseo, i Fori Imperiali o Piazza Venezia. No, ci sono anche i suoi tanti quartieri, e la vita lì è molto diversa. Questo l’ho imparato qui a Largo Spartaco.

Maki Hafiz Esan: Anch’io non conoscevo il quartiere prima. È stato divertente partecipare e ogni sera c’erano tante persone che ridevano e scherzavano fra di loro. Grazie al festival ho imparato che ogni quartiere in Italia ha la propria storia, e un suo modo di divertirsi.

Alla vostra prima edizione, cosa vi aspettavate dal Festival?

Maki Hafiz Esan: Prima del Festival avevo un’idea più difficile del mio rapporto con gli italiani, partecipare ad Attraversamenti multipli è stata una di quelle esperienze che ha contribuito a dare una possibilità, più fiducia, al mio relazionarmi da “straniero”.

foto Carolina Farina

Julio Ricardo Fernandez: Io avevo in mente un’immagine un po’ stereotipata dei quartieri periferici romani, che credevo sporchi e pericolosi. Ho scoperto che non è così.

Mahamdou Kara Traore: Quando mi hanno detto che c’era il festival, nel 2017, mi trovavo nel centro di accoglienza. Prima eravamo andati anche a un altro festival antirazzista, a Bologna. Si giocava a pallone, c’era la musica fino a tarda sera, e c’era un sacco di gente proveniente da tantissime nazioni del mondo. Venendo ad Attraversamenti Multipli mi aspettavo un altro tipo di festival, dove ci fosse solo una cosa e basta, come la musica. E invece all’inizio mi è sembrato strano trovare così tanti spettacoli diversi messi tutti insieme, poi col tempo ho capito che era un insieme di cose diverse ed era bello per quello. Ancora adesso le due parole Attraversamenti e multipli mi fanno riflettere su tutte le cose che ci sono nel Festival. Potrebbero significare oltrepassare più diversità, forse.

Cosa vi ha spinti a partecipare?

Julio Ricardo Fernandez: La forte socialità che ogni volta ritrovo con i miei amici. Lo stare e il riflettere insieme.

Maki Hafiz Esan: Anche per me, e poi gli spettacoli!

Mahamdou Kara Traore: Gli articoli della redazione sono sempre belli da scrivere insieme e poi da leggere. Un ottimo modo per raccontare il Festival. Ti fanno riflettere. Ogni singola cosa può significare qualcosa di profondo. Amo lo spettacolo, e so che dietro ogni spettacolo c’è qualcuno che vuole dirmi, comunicarmi qualcosa. Questo mi rende tanto curioso e mi spinge a tornare ogni volta.

Matteo Polimanti

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