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Attraverso il festival con Zappalà Danza, casadargilla e FLxER – LIZ

Sono stati belli gli anni nei quali Largo Spartaco ospitava il festival Attraversamenti Multipli. Il Boomerang, il palazzo che delimita la piazza, ci guardava, ci copriva dal sole e faceva da galleria per i curiosi che diventavano spettatori indiretti affacciandosi alla finestra o al balcone. Il muretto della piazza assumeva nuova energia e un ruolo dinamico; platea per spettatori, quinte per artisti.
Sembra nostalgia? Forse si. “La nostalgia es una felicidad triste”! C’è stata una bella relazione fra Largo Spartaco e chi frequentava il festival. Ma Attraversamenti Multipli in questa edizione 2023 torna a farci attraversare un luogo nuovo, una nuova prima impressione, dopo i due giorni di programmazione del 2022. Uno spazio verde che spicca nella mappa di una metropoli di 1.285 km²: il Parco di Torre del Fiscale.
Prima impressione…tutto ha un colore: “verde”. Il verde è ovunque porti lo sguardo, e mi ricorda la parola generatrice scelta da Margine Operativo per il festival di quest’anno: fragile. Mi ricorda che ci vogliono minimo 90-120 giorni per far crescere un piccolo albero, ma ci vogliono pochi minuti per tagliarlo. Siamo dentro tanto verde da proteggere. E allora approfittando della vicinanza dall’entrata del parco e del fatto che c’è un albero di susine con una bella ombra… la RE.M di quest’anno ha trovato un posto di ritrovo lì sotto per raccogliere i frutti dei discorsi sulle performance viste assieme. Sotto all’albero, teli stesa a terra, come fosse un tappeto, corpi in armonia, si prova a volare attraverso il festival, attraverso il parco, attraverso dei racconti che parlano del presente scenico che dialoga con le storie di ognuno.

Il primo giorno abbiamo parlato della scuola di Don Sardelli per i “baraccati” dell’acquedotto Felice, che sorgeva non lontano dal nostro “albero di prugne”. Diciamo che per scoprire qualcosa non basta lo sguardo di oggi, anche un po’ lo sguardo di “ieri” ci da una mano.

Giusto a due passi dall’albero, verso l’entrata del parco, c’è il primo di cinque QR code del percorso sonoro CITTÀ SOLA. #Variazione 2. Tonnellate di fiori nel mio cortile disseminato nel parco; ne basta trovare uno, e seguire poi la mappa, camminando in un audio paesaggio / percorso sonoro che incontra il pubblico per esplorare il libro “Città sola” di Olivia Laing. Lasciarsi andare, immergersi nel parco con le tracce curate da lacasadargilla nelle cuffie è la scelta giusta per sentire la solitudine tante volte voluta.

foto Carolina Farina

Di ritorno al vecchio acquedotto, proprio sotto gli archi, fra le luce artificiali e quella dell’ambiente, c’è il tappeto naturale del verde che ospita le performance di danza. Oggi, la compagnia Zappalà Danza presenta Performative speech: studio sul fauno.

foto Carolina Farina

“Stendere un tappeto, per tante popolazioni continua ad essere un gesto di notevole rilevanza simbolica e pratica.
Equivale a portare il paradiso nell’inferno.
Il tappeto separa due mondi, uno reale e un altro fatto di sogni e di desideri.
Il tappeto separa e unisce al contempo la danza da quello che danza non è”, dice il coreografo Roberto Zappalà nel suo speech, mentre Filippo Domini sembra infilarsi tra le parole con il suo corpo sinuoso. Una volta finita la performance Zara della RE.M, sotto il nostro albero, ci dice:

“Per capire il miracolo del tappeto, non è necessario essere persiano o afghano, turco o kurdo. Basta toccarlo una volta, oppure camminare sopra un tappeto una sola volta! O stendersi, sdraiarsi e lasciare andare il corpo sul tappeto. Il tappeto ti abbraccia, ti accarezza come una madre gentilissima. Io Credo nella frase che era nella performance “ il tappeto , porta il paradiso nell’inferno”. In Iran c’è un libro per bambini Storie di fiori da tappeto. Racconta di un padre che è pastore e che gira con le sue pecore in Iran, per trovare pascoli per farle mangiare. Ma quando ritorna, racconta alle sue figlie tutti i viaggi che fa. Tutto quello che ha visto, gli alberi, animali, il mare, gli uccelli. Anche le figlie volevano vedere tutti quei posti, ma erano troppo lontani per loro. Allora il papà decide di portare tutte le cose che ha visto, nella camera. Lui tesse un tappeto, con le immagini che ha raccontato e che ha visto. Io sono cresciuta sui tappeti di casa di mio padre, con questi sogni”.

Arrivato il buio, quando i colori non si vedono più (solo qualche sprazzo di verde rimane), arriva Natural Landscape/s curato da FLxER – LIZ per ridare vita alle mura antiche. Le mura dell’acquedotto esposte al flusso video live intrecciato con il visual design sembrano muoversi, raccontare anche loro. Si risvegliano senza stop, fino al momento della chiusura del festival.

Carolina Farina

Il parco ci ha portato nuove sensazioni e nuovi spazi, grazie al festival abbiamo un albero preferito, un odore da ricordare, una nuova storia da condividere e soprattutto un nuovo colore da ricordare: “verde fragile”.

Julio Ricardo Fernandez e Zara Kian