ROBERTO LATINI

 

19 settembre | h 21
Largo Spartaco | Roma

spettacolo per un numero limitato di spettatori.
* è richiesta la prenotazione a info@attraversamentimultipli.it

spettacolo | teatro | 60′

IN EXITU

 

dall’omonimo romanzo di Giovanni Testori
adattamento, interpretazione e regia di Roberto Latini
musiche e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
collaborazione tecnica Riccardo Gargiulo, Marco Mencacci, Gianluca Tomasella
produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
con la collaborazione di Armunia Festival Costa degli Etruschi Associazione Giovanni Testori, Napoli Teatro Festival Italia
con il contributo di Regione Toscana e MiBAC

L’uscita di scena di un tossico degli anni ’80 in una città qualsiasi tra le Milano di un nord qualsiasi è dolore e solitudine straziante di una vita consumata in evasione, in eversione. La narrazione cede il passo alla forma e si sostanzia su un piano raffinatamente linguistico. Testori come fosse il pusher di una lingua teatrale che si fa linguaggio. Drogato è il testo e le parole sfidano il pensiero e la sintassi. Una Pietà. La parabola di vita vissuta da Riboldi Gino è quella di un povero Cristo tenuto in braccio da Madonne immaginate, respirate, disarticolate, nella fonetica di una dizione sollecitata fino all’imbarazzo tra suono e senso, come fossero le parole ad essere infine deposte dalla croce sulle quali Testori le ha inchiodate.

Roberto Latini
Attore, autore, regista, si è formato a Roma presso Il Mulino di Fiora, Studio di Recitazione e di ricerca teatrale diretto da Perla Peragallo. Fondatore negli anni delle compagnie Teatro Es, Clessidra Treatro, è il fondatore di Fortebraccio Teatro. Tra gli altri, ha ricevuto il Premio Sipario nell’edizione 2011 per Noosfera Lucignolo; il Premio Ubu 2014 come Miglior Attore per il ruolo di Arlecchino ne Il servitore di due padroni; il Premio della Critica nel 2015 per I giganti della montagna; e il Premio Ubu 2017 come Miglior Attore per Cantico dei cantici.

ENGLISH

The Testori text-body pulsates with words that are blood. The tongue is wounded by the syntax, becoming language. The text-body is its articulations, incessant, unstoppable, inexorable movement. It might be perceived of as independent. I can’t combat it, organise it, foresee it. I have to allow for its uncontainability, let it leave its own body. Take note of the metrical rift of the syllables, of every phrase, of thought. Words abandon the text, constantly. Not through me but passing through me. I need not to defend myself. And I couldn’t, can’t. I breathe. And it isn’t the actors who act the scene. Breathe. The actors on stage react to the scene. I can’t act the provisional nature of each step, the imbalance. I can’t learn it. I have to allow it to flow. Defeat. Fall. And not disturb.