Dopo aver visto Kotekino Riff a Garage Zero, un dialogo con Andrea Cosentino

foto Carolina Farina

Siamo appena usciti da GarageZero dove abbiamo assistito allo spettacolo Kotekino Riff. esercizi di rianimazione reloaded di Andrea Cosentino. Uno spettacolo frammentario, fatto di battute, freddure, frasi iniziate e non concluse, pupazzi che parlano e personaggi che appaiono e scompaiono. Sul palco Andrea Cosentino accompagnato dal jazzista Marco Colonna, che riscalda col suono del suo sax tutta la sala, e oggetti sparsi alla rinfusa – bambolotto banana spugna peluche gambe stracci parrucche etc – che di volta in volta acquisiscono vita. Senza filo logico e con velocità si susseguono personaggi, situazioni e battute. Cosentino prende due oggetti e assiste al dialogo che nasce tra loro, e noi con lui.

La Redazione: perché hai scelto di andare in scena con un musicista? Fare un riff con questo kotekino?

Andrea Cosentino: Questo spettacolo voleva essere uno spettacolo un po’ più di improvvisazione e nella musica c’è una pratica dell’improvvisazione molto più antica, strutturata e complessa rispetto a quella che c’è nel teatro. Mi sembrava che mi facilitasse un po’ appoggiarmi ad un musicista con la sua sapienza improvvisativa. Lui (Marco Colonna) è uno dei migliori jazzisti europei. Lo spettacolo in questa versione è di due anni fa. Quando lo feci otto anni fa e si chiamava Esercizi di rianimazione era in realtà improvvisazione totale. Adesso è solo per metà improvvisato, man mano le gag sono più o meno quelle. Quando è nato ero solo io con gli oggetti, li tiravo fuori e vedevo che facevano.

foto Carolina Farina

Una gallina parla con un uovo, un pene parla con una banana, un bambolotto con una gamba, una gamba piccola con una gamba grande, una spugna con il naso rosso dice sì e no, un uomo ha un canovaccio in testa, una signora porta una parrucca bionda e poi fucsia. “Questo è uno spettacolo brutto. Vi volevo dare una chiave di lettura per seguire questo spettacolo brutto con qualche soddisfazione. Comunque alla fine muore, Cosentino. Prima o poi muore. Mi sembra un’informazione sufficiente per sopportare lo spettacolo brutto con simpatia’’ inizia così. Non c’è un messaggio, non ci vuole essere. E questo ci può spiazzare. Non siamo abituati ad uscire da teatro senza portare a casa un significato, una logica, una morale di quello a cui abbiamo assistito. Cerchiamo il senso dietro a tutto, e il non senso ci disorienta. Ma a volte è bello stare al gioco, partecipare all’evento e lasciarsi guidare da ciò che nasce sul palco.
Se la prima parte dello spettacolo è un intrecciarsi di battute e freddure frantumate, nel finale Andrea Cosentino cerca di venire incontro a chi appunto si sente smarrito in questo caotico susseguirsi di oggetti e inserisce un monologo più provocatorio. Un pupazzo con un impermeabile ocra, sciarpa rossa, mutilato, si appoggia ad una stampella e ha appeso al collo un cartello con scritto ‘’Pane ai circensi’’, come refrain recita al pubblico ‘’mi dai dei soldi?”.

foto Carolina Farina

Andrea Cosentino: Diciamo che l’ultima parte è quasi una roba a sé. Poi che abbia realmente un messaggio, ho i miei dubbi.  un pezzo fatto solo di domande che non va da nessuna parte. Provocatorio, ma senza neanche esserlo. “Vuoi essere provocato? E se vieni qui per essere provocato come ti posso provocare?’’. Tutto il resto è un gioco, anche se secondo me ha qualcosa a che vedere col mondo social, dello spezzettamento continuo di qualunque cosa dove non si riesce più a sopportare ciò che è troppo lungo. Tante freddure che non arrivano da nessuna parte, che chi vuole le coglie, chi non vuole non le coglie. Non c’è niente a cui puoi aderire, c’è uno spiazzamento continuo. È un lavoro sul non avere più niente da raccontare dovendo però comunque giocare, perché per me con quel teatro ci deve essere il divertimento. Se vuoi aderisci al gioco, al puro fatto ludico di stare lì con me a giocare, e sennò mi rifiuti. Dopodiché metto il finale perché dico ‘”ok, mi stai rifiutando? Però guarda che io se voglio ti so parlare. Per non dirti niente però ti so parlare’’.

La Redazione: Quindi, che tipo di spettacolo è questo?

Andrea Cosentino: Puramente di gioco direi. Io la chiamo clownerie nichilista. Clown e nichilismo. Un clown senza buoni sentimenti, senza il fiore che spunta alla fine dopo che si è distrutta l’illusione.

La Redazione: E il pubblico a cosa è chiamato?

Andrea Cosentino: Per me a giocare, se vuole. A rispondere, a completare, ad accettare la frustrazione di un gioco che non va da nessuna parte.

La Redazione: Il linguaggio è fatto apposta per mettere in difficoltà la gente?

Andrea Cosentino: Per non lasciarla soddisfatta, per non dire ‘’ok me ne torno a casa con questo pacchettino’’

Siamo a Largo Spartaco, in cerchio, con una birra in mano e chiacchieriamo con Andrea Cosentino. Siamo una redazione meticcia, non tutti tra noi sono madrelingua italiani. Non tutti tra noi hanno colto le battute, non tutti tra noi hanno capito, non tutti sono riusciti a stare dietro al veloce susseguirsi di parole di Andrea durante lo spettacolo. Alcuni di noi sono stati al gioco, altri non ci sono riusciti. Alcuni hanno cercato il messaggio, altri non lo hanno voluto cercare. Il bello è proprio questo.

Clara Lolletti, e la REdazione Meticcia

foto sfocata con birre e telefonini

KOTEKINO RIFF
esercizi di rianimazione reloaded

di e con Andrea Cosentino
feat Marco Colonna
supervisore Andrea Virgilio Franceschi
assistente Dina Giuseppetti
produzione ALDES
in collaborazione con AKROAMA

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