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Un occhio nelle Boxes e l’altro nelle Shahre Farang persiane

Caleidoscopi, manipolazioni, oggetti in movimento, suoni ed effetti ottici: è il teatro di Unterwasser, gruppo di ricerca, fondato nel 2014 da Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio, che indaga le reciproche contaminazioni tra il teatro di figura e le arti visive. 

All’interno del piccolo e suggestivo edificio all’entrata del parco di Torre del Fiscale, che ospita il festival Attraversamenti Multipli, sono state disposte una serie di scatole. In una prima stanza ce ne sono due che contengono due micro-mondi, per la precisione una piscina ed una foresta, da poter esplorare immergendosi attraverso la vista e l’udito. Vi sono anche tre scatole appartenenti al progetto “Postcards from Rio” che contengono storie di persone che si raccontano attraverso i posti preferiti delle loro città. Si procede poi in una seconda stanza dove sono state preparate quattro postazioni ognuna delle quali occupata da una delle BOXES: installazione espositiva per cui i mondi inseriti in queste scatole prendono vita grazie alla manipolazione da parte delle performer di Unterwasser con la partecipazione di Francesco Capponi. Dagli oggetti che prendono vita all’interno di un cassetto di un vecchio mobile di nonna, alla magia psichedelica di un caleidoscopio dipinto a mano. Dal piccolo teatro interattivo in una scatola, alle storie di bambini, delle loro innocenti domande e delle risposte che sono pura meraviglia. 

foto Carolina Farina

Ma cosa si cela dietro ad una scatola, dentro ad un involucro, agli occhi di chi guarda? Un mondo, o meglio, tanti mondi.
«Queste scatole identificano le storie, la vita, il percorso di ogni persona che è sempre diverso dall’altra». dice Kante.  Anche Chiara trova dei piccoli mondi guardando dallo spioncino: «è come entrarci con delicatezza, piano piano, con educazione e rispetto», dice.  Colpisce la meraviglia di Nawshin, che non si spiega come sia possibile far entrare un bosco in una scatola, e poi Ali che trova una bellissima immagine il poter ammirare il bosco in miniatura ascoltando la voce degli uccelli. 

foto Carolina Farina

Scatole e storie che suscitano memorie: Dabo racconta di quando alle elementari, a Gounfan vicino a Bafoulabè in Mali dove i due fiumi di colori diversi si incontrano ma non si mischiano mai, con il suo insegnante facevano scuola con proiezioni di luci ed ombre. Ali ricorda, nonostante a chilometri di distanza da Dabo, che in Libia giocava anche lui spiando all’interno di una scatola piena di immagini e luci. Mitu ricorda i suoi bambini in Bangladesh. «Ho sentito il suono, ho visto molti alberi, il cinguettio degli uccelli, la luce era buia, ho visto una danza di dolore all’interno della scatola» dice Salma. C’è nostalgia anche nel vissuto di Deborah e il ricordo delle scatole dei traslochi di Zara, quando a volte si perdeva ore a riguardare ciò che c’era nascosto dentro. E poi Zara ci dice una parola: Shahre Farang. E ci fa vedere queste foto, prima di iniziare a raccontare.

https://fa.m.wikipedia.org/wiki/%D8%B4%D9%87%D8%B1_%D9%81%D8%B1%D9%86%DA%AF

Zara: «Circa 125 anni fa, un re dell’Iran, della dinastia Qagiar, fece un viaggio in Francia. Si chiamava Mozaffaredin Shah. Shah significa “re”. Durante il suo viaggio Mozaffaredin ha visto una macchina magica, all’interno della quale si vedevano altri mondi. La macchina magica lo colpì talmente tanto da prenderne una e portarla con sé in Iran. Piano piano inizià a girare con la macchina magica che tutti iniziarono a chiamare “Shahre farang “. Shahr significa città. Farang o Faranghestan era una parola che persiani usavano per indicare i paesi europei, Tv e cinema non erano ancora diffusi e quindi questa macchina ha costruito una cultura visiva nuova. Dei banditori, aedi visivi, ambulanti, iniziarono a girare con queste macchine per le strade. Bambini, ma anche molti adulti, pagavano per vedere le immagini dentro la Shahre farang!
Arrivando nelle strade, i cantori chiamavano il pubblico con strofa che iniziava così:

È la città, è la città di Farang, guarda bene! È in tour! È colorata!
La città, la città di Farang! Ci sono mille belle città nel mondo!
Guarda le città con cupole e minareti!
Guarda le città con i campanili!
Guarda le città con la gente dai capelli d’oro!

La poesia cantata da Morteza Ahmadi, è questa. Chiudi gli occhi, ascoltala, e viaggia anche tu nella città di Farang.

C’è anche un famoso film iraniano, Hasan kachal di Ali Hatami che inizia così; nelle prime scene l’occhio dello spettatore è invitato a guardare, attraverso lo schermo, nel buco di una Shahre Farang».

Dopo aver ascoltato Zara, e le memorie e le visioni dei compagni della Re.M, risuonano in me alcune parole ascoltate in una delle scatole di Unterwasser. Parole delicate ed innocenti pronunciate da bambini che chiedono cose con la curiosità che solo i bambini hanno. 

“Cos’è la simpatia? 
È quando incontri un’altra persona, 
è fare un viaggio insieme, 
tenere l’altro per mano. 
È fare insieme tante scoperte”.

“Cos’è l’entusiasmo? 
È la fame di cose belle. 
E allora queste cose belle le si fa proprie, come tesori. 
E poi queste cose belle le si raccontano a qualcun altro per fargli venire fame pure a lui”.

E forse sta proprio qui la definizione anche di meraviglia: entrare nei diversi piccoli mondi che ognuno si porta addosso, nella propria scatola, con delicatezza e curiosità e lasciarsi stupire.

Giorgia Belotti con i contributi di Zara Kian, Kante Bangaly, Dabo Abdoulaye, Maria Chiara Bisceglia, Ali Jubran, Deborah Ponzo, Mitul, Nawsyn Laela

foto Carolina Farina

In the Boxes of Unterwasser, see the world. Sara Matloob

Peering through a small hole into something unknown is exciting enough on its own, whether on the other side there is the wonderland or a dark forest with towering trees, scattered rays of light and the echo of birdsongs. It is also nostalgic. It takes you back to when there was no Matrix and Terminator yet. The world was simple and fantastic, and an empty box of ‘Shahrefarang’ with its still black-and-white photos could take you on an amazing journey.
In recreating reality, leaving blank space in the audience’s mind is as important as describing the details of the imaginary world. Our imaginations flourish while trying to fill in these blanks, and we complete the story step by step as only our minds can. These empty spaces are evident in the boxes because they only show a bit of reality. Some images: a child who laughs, a view of the sea and a small toy that goes and comes back; some voices: a child’s voice that asks fundamental questions like all children; Some familiar objects and some colours and light.

The strongest spectator’s role in the creation of the story probably occurs when watching the first box. This box has two holes instead of one, and two spectators sit facing each other on both sides. You will experience a great deal of suspense if you are the one who must carry out the orders of the god of the box since nothing will be revealed until the end of the first run. However, your contributions will influence the show your partner watches.

foto Carolina Farina

The wonder of grandma’s drawer is of a different kind. We cannot simply compare it to a stop-motion work because it offers a direct connection with objects. The old clock, the broken pair of glasses, the pill bottle, and the thimble really exist on the other side of the hole and dance before our eyes. This imaginary but tangible world contrasts the real world of virtual images where we live in. And at the end, the artist confirms this pleasant fact by inviting us to open the small upper drawer to take out the grandma’s gift, an old fashion toffee.

Another attraction of the boxes is the shared experience of the artist and the spectator when creating and watching the artwork simultaneously. Artists often have a considerable distance from us, especially in the case of visual arts. We arrive to see the piece of art when s/he is absent, expecting his work to communicate with us. Here instead, when watching the boxes, the artist comes forward with a bright smile and invites us to sit and watch, and then she starts to work. In this way, an intimate relationship establishes that affects our experience.

The gift of the boxes is a sweet return to our raw and simple childhood minds, to the pure joy of getting amused for a while in Shahrefarang.

Assalamualaikum. Elma Akter

Assalamualaikum a tutti, proprio come dire “ciao, ciao” quando incontri qualcuno; così noi che siamo musulmani, quando incontriamo qualcuno, diciamo Assalamualaikum che significa che la pace sia con te. Comunque, mi chiamo Elma, attualmente vivo a Roma, in Italia, vengo dal Bangladesh, sono in Italia da due anni.
Ho avuto l’opportunità di venire al festival Attraversamenti Multipli invitata dalla mia maestra di italiano Deborah, e qui ho conosciuto e sperimentato molte cose nuove. Il primo luglio la compagnia Unterwasser ci hanno mostrato delle scatole magiche; in una c’erano molti disegni floreali diversi e il suono del vento, mi sembrava di essere seduta in un giardino fiorito, in un’altra tre ragazze ballavano e pensavano a qualcosa, tutto sembrava molto vivo. In un’altra ancora una madre raccontava una storia molto bella, per quanto ho potuto capire, la storia di suo padre veniva raccontata al suo bambino, cioè la storia della nonna del bambino. Era solito visitare molti posti con suo padre, andavano al mare, mangiavano insieme, ricordava tutte le volte che aveva passato con suo padre nella sua infanzia e suo padre gli mancava molto. Mi sono venute le lacrime agli occhi dopo averlo visto. Non ho mai vissuto senza i miei genitori, oggi non vedo i miei genitori da due anni, sì, li vedo in videochiamata al telefono, ma non posso toccarli, non posso abbracciarli. Non ho mai cucinato e ora lo faccio, ma non mi piace cucinare tanto quanto le mani di mia madre. Anche se sto male qui, ai miei genitori non lo faccio sapere perché sono già molto preoccupati per me. A volte mi sento sola ogni volta, senza i miei genitori, fratelli e sorelle. Ma mio marito mi sta vicino e mi dà molto supporto. Poiché non conosco bene la lingua, non posso spiegarti tutto, quindi ho tradotto la lingua e l’ho scritta io stesso.

Lo sguardo della RE.M Attraversamenti Multipli 2023 dopo aver visto: