Attraversamento 1. UNAIUNA / Dosis

foto Carolina Farina
Alla fine della loro performance le due artiste di UNAIUNA (Marina Fullana e Laura Lliteras ) scendono definitivamente dai loro tacchi altissimi, prima di lasciarle alla cena Debora e Julio si avvicinano a loro per un’intervista: vogliamo chiedere a queste giovani artiste spagnole da dove arriva questa breve e infaticabile danza fatta di giochi e cromatismi precisi, di ironia e poesia.
Ci sono stati problemi nel portare lo spettacolo nella piazza, visto che parte dello spettacolo si fa scalze?
Per tanti artisti la strada è una cosa nuova, molti devono modificare tanto i tempi quanto le mosse, o le scarpe in base alla piazza. Ci hanno spostato in una parte della piazza dove era possibile danzare.
Siamo abituate a fare lo spettacolo in diversi spazi. Diciamo che l’esperienza ci ha insegnato a capire dove possiamo fare delle mosse specifiche, se in quel punto dello spazio siamo libere di muoverci perfettamente o meno. Per questa prima performance, “Dosis”, abbiamo dovuto spostare lo spettacolo nella parte più morbida, dato il diverso rapporto tra corpo e pavimento, questo ci ha permesso di non cambiare nulla all’interno dello spettacolo.
Come vi siete sentite di fronte a un pubblico così vario, di età da 0 a 99 anni?
Nella prima fila c’erano dei genitori con bambini, non è certo il pubblico che si trova di solito in teatro…
Ci piace tanto. La cosa migliore dei bambini è l’onestà, il fatto che hanno delle reazioni spontanee, per noi è un nutrimento. I bambini non nascondono la noia, a differenza degli adulti che normalmente sono molto più contenuti per paura di sembrare infantili o fuori di posto.
Il vostro spettacolo è un misto di danza e clownerie?
Sì, senza volerlo. Non abbiamo mai fatto nulla né di teatro né di clownerie, ma ce lo hanno detto diverse volte che nei nostri spettacoli c’è qualcosa che ricorda i clown. In realtà è il nostro rapporto ad essere così, come un numero da clown: lei dice sì, io dico no, lei dice no, io dico sì.

Foto Carolina Farina
Ad un certo punto della performance contate fino a 12 in tedesco. Potreste dirci perché fino a 12 e perché in tedesco?
Per noi la lingua tedesca è una lingua molto diretta, che in qualche modo leghiamo all’immaginario militare. La lingua del potere. Il numero 12 lo abbiamo scelto perché io [dice una delle danzatrici] a scuola ho studiato il tedesco, ma ho imparato a contare solo fino a 12. È per una questione molto pratica.
I vostri due personaggi, se così possiamo chiamarli, sono spesso in conflitto durante la performance…
Sì, tutto il tempo. Come le relazioni, lo spettacolo cambia costantemente: ci vogliamo bene, ci odiamo. Ma inevitabilmente, anche per litigare, bisogna essere insieme.
Qual è il messaggio, il tema principale del lavoro?
Volevamo parlare della relazione tra le donne e, partendo dalla relazione che abbiamo noi due, cercare di estrapolare un’immagine di donna per un punto d’osservazione esterno. Tutto c’entra…le scarpe che usiamo, i vestiti che misuriamo, il modo di camminare, di essere diritte o meno… è questo il modo di entrare in un ruolo che la società ci impone. Perché ad esempio usiamo o dobbiamo usare i tacchi alti?
Ma quindi in alcuni momenti preferite le scarpe basse, in altri i tacchi?
Sì, infatti vogliamo essere libere di stare anche senza scarpe. La società ci dice che dovremmo usare le scarpe, i tacchi, per il nostro ruolo di donna. C’è questa continua lotta tra quello che vuoi essere, quello che vuoi sentire e la società che continua a cercare di dare un ruolo a tutt*.
Attraversamento 2. LACASADARGILLA / Billennio

Una scena da
The Drowned Giant dalla serie Netflix Love, Death & Robots. scritto da Tim Miller, J.G. Ballard
Per due giorni il pubblico di Largo Spartaco ha potuto sedersi vicino alla sonda spaziale Rosetta, inforcare le cuffie e ascoltare racconti di fantascienza, da Ballard, a Sheckley, da Bradbury, a Dick, Lem o Simak. Alla fine del secondo giorno quelle voci si sono fatte carne, le attrici e gli attori della compagnia Lacasadargilla, nell’intimità di Garage Zero, hanno interpretato una lettura di Billennio J. G. Ballard. Siamo nel futuro triste e asfissiante di una società sovrappopolata e senza spazi, nella quale i protagonisti sono costretti a vivere in camere da pochi metri quadri. Sul finale, le pagine di un altro racconto danno la possibilità di evadere da quei pochi metri quadri: l’attenzione viene rapita dalla storia di un gigante, il suo corpo appare sul bagnasciuga di una spiaggia, la gente del luogo lo utilizzerà come un divertimento e poi, senza nessun rispetto, lo farà a pezzi.

Compagnia Lacasadargilla, Billennio. Ritaglio da Foto Carolina Farina
Giulia: Vi raccontiamo la storia di Gabrìel García Marquez: L’uomo annegato più bello del mondo. L’incipit del racconto è simile a quello di Ballard, ma Marquez ci racconta come l’empatia verso il gigante annegato e la creazione di un mito attorno alla sua figura abbiano cambiato positivamente la vita della popolazione dell’isola.
Zara: روایتی از پیدا شدن یک غریق در ساحل یک روستای کوچک و چگونگی برخوزد افراد جامعه با این غریق!!
داستان بیانگر جامعهای است کوچک و ایستا که در سطح توقعات و خواستهای کم خود مانده و بدون هیچ اطلاعی از دنیای بیرون به حیات خود ادامه میدهد.
اتفاق خارقالعادهای که در داستان میافتد تبدیل همینجامعه به جامعهای پویا است که این امر از طریق نمایان شدن پدیدهی تأثیرگذاری به نام «اسطوره» ممکن میشود.
اینکه مارکز تصمیم میگیرد تا در ابتدا بچهها را با جنازه روبرو کند بیانگر اشارهی او به دید سادهی آنهاست.
اشارهای که مارکز به آمدن غریق از وسط دریا دارد، نشانهای است که دریا را به دنیایی بزرگتر و ساحل روستا را به جامعهای کوچک نسبت میدهد؛ غریقی که می تواند نجات دهنده باشد!!!
مارکز از مرد غریق بهعنوان فردی یاد میکند با ویژگیهای متمایز جسمی و ویژگیهای برتر خود ، جامعه را در مدت زمان کوتاهی تحت تاثیر قرار می دهد و می نویسد که مردم با رنگکاری خانهها، کاشتن گل روی صخره ها و بزرگتر کردن سقف و کف خانههایشان، سعی در حفظ یاد و نام او میکنند.
مارکز در این داستان سنت و قوانین میان مردم رو رعایت کرده و اشاره ای صریح دارد به اینکه «اسطوره » ها از میان مردم بر می خیزند

Lacasadargilla, Rosetta. Foto Carolina Farina
L’uomo annegato più bello del mondo; una storia nello stile del realismo magico di Gabriel Garcia Marquez. Una storia che racconta il ritrovamento di una persona annegata sulla riva di un piccolo villaggio e poi come le persone nella comunità reagiscono a questa scoperta.
La storia rappresenta una società piccola e statica, con basse aspettative e piccoli desideri, una società che si lascia vivere senza alcuna informazione dal mondo esterno. La cosa straordinaria che accade nella storia è la trasformazione di questa società in una società dinamica, resa possibile dall’emergere di un fenomeno influente chiamato “mito”.
La decisione di Marquez di confrontare principalmente i bambini con il cadavere ha lo scopo di mostrare il loro atteggiamento infantile e semplice. Il riferimento di Marquez all’annegato proveniente dal mezzo del mare è un segno che attribuisce il mare a un mondo più grande e la costa del villaggio a comunità più piccole.
Un annegato che può essere un salvatore!
Marquez si riferisce all’uomo annegato come a una persona che impressiona la società in un breve periodo di tempo con le sue qualità fisiche distintive e superiori; descrive le persone che cercano di preservare la sua memoria e il suo nome dipingendo case, piantando fiori sulle rocce e allargando i tetti e i pavimenti delle loro case. In questa storia, Marquez osserva le tradizioni e le leggi tra le persone e fa un chiaro riferimento al fatto che i “miti” sorgono dalle persone.
- foto Umberto Tati
- foto Umberto Tati
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- foto Carolina Farina