Dopo aver visto la presentazione performativa di Luca Mascini / Militant A di Assalti Frontali, un dialogo sul partecipare alla visione

foto Carolina Farina

C’è uno spazio, incisivo e rilevante, tra la fine di uno spettacolo e la realizzazione personale di ciò a cui si ha appena assistito. Può durare pochi minuti o protrarsi in un tempo tumido, dove un film, un libro appena concluso, uno spettacolo dal vivo rintonano nella propria mente.
Nella maggior parte dei casi si percepisce “l’inizio” di una conclusione, che sia di un monologo, di una melodia o di un atto. Proattivo o meno, che ti colpisca o che ti appassioni, la domanda che sorge in concomitanza al coro di applausi è: «che cosa ho appena visto?». Che ti sia piaciuto o che ti abbia infastidito sono interrogativi secondari le cui risposte scaturiscono dalla stessa insistente domanda precedente: «che cosa abbiamo visto?»
Si frantuma così una catena di pensieri strettamente lineari e soggettivi, e ci si allaccia a traiettorie di pensiero nuove e differenti. Nasce una rete di comunicazione e prende forma la nostra REdazione Meticcia. Gli input sono davvero numerosi. C’è ferocia ma anche confusione. Curiosità e trasporto. Il dialogo diviene necessario. Abbiamo spogliato le singole strutture artistiche e i loro ideatori per renderli più chiari ai nostri occhi che vedono in maniera cosi diversa tra loro. E non poteva instaurasi confronto più travolgente. Liberi da ogni convinzione e pretesa di assecondamento.

Con Nour Zarafi abbiamo sentito l’esigenza di riportare per iscritto un dialogo importante nato proprio dalla condivisione di un evento del festival – la conferenza spettacolo di Luca Mascini / Militant A di Assalti Frontali che presentava il suo libro Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo – al quale Nour non era presente. Abbiamo deciso quindi di affidarci alla mia personale visione e al tempo stesso al dialogo con Nour che ha approfondito l’urgenza manifestata da Luca Mascini, pioniere del rap, che ha portato i suoi laboratori nelle scuole e nei quartieri di Roma e d’Italia, in Libano al confine con la Siria, nei campeggi di vacanza in riva al mare, nel lago della Snia ribattezzato il Lago che combatte, in un piccolo paese diventato grande per la sua lotta: Casale Monferrato. Diventa inevitabile, come abbiamo provato a fare sempre durante questo festival, far esplodere il discorso.

Nour Zarafi intervista un’artista del festival _ foto Carolina Farina

NOUR: Come avvicinarsi e far avvicinare l’arte agli altri? Qual’è lo strumento più adatto? Forse le parole. I bambini in periferia dei quali mi racconti, in una città metropolitana come Roma, o in una provincia, hanno difficoltà ad esprimersi. Luca Mascini crea un matrimonio tra un intervento sociale ed uno spettacolo di periferia. Non cerca un luogo comune, si spinge fuori dalla comodità. Il suo è uno spettacolo di vicinanza sociale. Coopera per svelare e far progredire le capacita’ dei bambini, quella esuberante vitalità che combatte e si libera dalle difficoltà in cui nasce. Esprimersi diventa uno strumento artistico e d’identità personale.

LUCREZIA: Io quella vicinanza sociale, che troppo spesso viene a mancare – ma perché? – l’ho ritrovata a Largo Spartaco nel dialogo diretto con gli artisti proprio attraverso le loro performance.

NOUR: L’artista sta aspettando delle domande. Elimina quella barriera con il pubblico. Ha bisogno di mettersi in discussione per non far morire la sua arte. Quali sono le esigenze di un artista e quali quelle di un pubblico all’interno di un’opera artistica?

LUCREZIA: Ci ritroviamo seduti ad analizzare ogni singolo suono, movimento, parola. Ma non con senso critico. Siamo lì presenti in ascolto.
Prendiamo atto che qualcuno ci sta parlando.

NOUR: Aspiro a ciò che mi porto a casa da questo dialogo. A cosa mi rimane addosso. Non voglio recensire uno spettacolo ma voglio portarmi qualcosa a casa mia. Perché oggi andiamo a teatro? Oramai siamo sempre interconnessi tra cellulari e televisione. Ma se non c’è un messaggio qualcosa manca. Vado a teatro per arricchirmi, per farmi nascere dei dubbi, delle domande, emozioni. Mi voglio macchiare di qualcosa di bello.

Lucrezia prepara un articolo con Alagie

LUCREZIA: Non ci completiamo finché non ci ritroviamo in una posizione di difficoltà, stessa cosa accade con l’arte. Bisogna scavare a fondo. Esporsi, rimodellarsi e ricominciare. Formare se stessi ed aprirsi, è una ricchezza essenziale ciò che si crea, è importante condividerla con chi la sta ricercando.

NOUR: È per questo che si continua ad andare in piazza. È la necessita’ umana di esprimersi. Distacchiamoci da un individualismo di genere. Sii più vicino, conosci l’altro. Torniamo a vivere per un’ora in comunità, abbandoniamo quello schermo, guardiamoci. Sradichiamoci da un’immagine comune. Le alternative non ci sono? Siamo già distanziati fisicamente, cerchiamo di avvicinarci tra noi, basta poco, spesso anche solo uno sguardo dalla finestra di casa sulla piazza del quartiere.

Lucrezia Odino e Nour Zarafi

Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo. La mia vita con il rap.

di Luca Mascini – Militant A / Assalti Frontali
(edizioni Goodfellas, 2018)

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