Uno sguardo su alcuni spettacoli terzo fine settimana di Attraversamenti Multipli

foto in evidenza: Simona Granati

Se dovessi riassumere il terzo ed ultimo fine settimana di Attraversamenti a Largo Spartaco, userei due parole:
resilienza e resistenza. La capacità di assorbire, andare avanti nonostante tutto. Ogni esibizione, ogni performance, ogni espressione, mi ha lasciato questo concetto in testa che in un modo o nell’altro accomuna tutto ciò che è successo.

foto Simona Granati

Partiamo dal simbolo di resilienza più importante ed evidente dell’intera storia umana: la donna. Lo capisco ascoltando le responsabili di Lucha y Siesta, casa di accoglienza per donne vittima di violenza, così come durante il nuovo spettacolo di Margine Operativo, Meduse Cyborg. Mille voci di donna esauste, arrabbiate, libere di voler esprimere la loro sessualità e il loro femminismo. Due toni diversi per esprimere un unico concetto: sono anni, secoli, millenni che provano a far sottostare la donna in mille modi diversi, ad invalidarne la presenza o l’idea. Ma lei è ancora lì, e non smetterà di sorridere o gridare.

foto Umberto Tati

Ma resilienza è anche superare le difficoltà ed eventi traumatici, magari anche riuscendo a farci una risata sopra. I primi passi sulla luna di Andrea Cosentino ci insegna questo e neanche troppo velatamente. L’autore e attore, nel suo monologo, indossa mille maschere per chiedersi sempre la stessa domanda: l’uomo ci è andato o no sulla Luna? C’è chi dice sì, c’è chi dice no, forse non lo sapremo mai. Tuttavia, c’è qualcosa che si rompe durante lo spettacolo. Se all’inizio le risate correvano copiose per la sala, improvvisamente diventano più timide, più trattenute, come se strette al collo da un guinzaglio. Sì, perché Cosentino ci racconta anche della piccola Daria, sua figlia, e della sua “luna nell’occhio”. E lì, durante lo spettacolo, anche se sta parlando uno dei personaggi e non il vero e proprio Cosentino, non fai altro che chiederti “Sì, ma Daria come sta?” Ironia ed emozioni intrecciate insieme in un’unica storia, delicata e brillante.

foto Umberto Tati

Resilienza, inoltre, è sorella alla resistenza. L’una ti aiuta ad andare avanti, l’altra ti aiuta a reagire, a “resistere”, appunto. Magari anche ad uno sforzo fisico. Ce lo insegna Collettivo Cinetico, con How to destroy your dance. Nove danzatori, nove soldati/androidi. Si muovono nello spazio, corrono, si scaldano, per poi sottoporsi a prove e sfide fisiche estreme, dal carattere giocoso e surreale. Slow-motion infiniti, prove di velocità, abilità. Tutto ciò solo per rompere gli schemi della danza didattica.

E la resilienza si è scatenata anche l’ultima sera, dove tutti si sono lanciati in piazza per scatenarsi, ballare, festeggiare, muoversi sotto le note della cumbia di Claudia Vernier durante il djset di La reina del fomento. Si suda e ci si affanna anche, ma non importa. Si assorbe e si resiste. Tra una birra e un ballo scoordinato, ci si continua a muovere nonostante la fatica, così come va avanti Attraversamenti da così tanti anni. Assorbe le storie di ognuno e le fa sue, le mostra al mondo, le abbraccia prima di lasciarle andare e farle volare.

Ludovica Labanchi

foto Simona Granati

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