Lo spazio dei ricordi

Simone Zambelli in Non ricordo

In quale spazio vive il ricordo? Come la stessa etimologia del temine vuole lo spazio dei ricordi è il CUORE.

Oggi noi viaggiatori abbiamo incontrato Simone Zambelli che con la sua danza ha messo in luce il rischio di ciascuno di noi di perdere i nostri ricordi nella frenetica andatura delle nostre giornate. Prendersi un momento in cui spegnere tutto e recuperare dal proprio cuore qualcosa che è andato perduto con la consapevolezza che il risultato sarà sempre parziale, incerto. Le domande sui ricordi passati non hanno risposte del tutto errate o corrette, regna l’incertezza.

 

Non ci resta che accendere qualche candela in memoria dei ricordi perduti e lanciare in aria qualche coriandolo per quelli recuperati e nitidi nel nostro cuore.

Chiara Preziosa

Nuova identità, nuovo spazio

Margine Operativo + Francesca Lombardo + Truba Pirates

In Beautiful Borders

Settimo ed ultimo giorno di Spedizione.

La piazza di Largo Spartaco è piena di viaggiatori erranti. C’è chi chiacchiera, chi beve, chi si riposa, chi si abbraccia e si riscalda. C’è spazio per tutti.

Quando ad un tratto tra tutte le voci prevale il suono in sordina di una tromba che con la sua eleganza e il suo ritmo sincopato attrae lo sguardo e l’attenzione di tutti i presenti. Poco lontano da lui un sacco a pelo in cui riposa una donna, che pian piano come una farfalla che vien fuori dal proprio bozzolo. Ma la figura che appare è molto più simile ad un bruco che non ad una farfalla. Non è chiara l’identità di questa figura, si muove al ritmo di una tenebrosa chitarra elettrica. I suoi movimenti a scatti sembrano il disperato tentativo di liberarsi di un’identità che non si sente propria che si vuole attraversare per superarla.

Un nuovo abito può costituire l’inizio di una nuova identità, di un nuovo spazio in cui sentirsi a proprio agio. Ma chi ha la sicurezza che sia proprio ciò che si stava cercando?

Chiara Preziosa

Dalla periferia alla scoperta dell’anima

Alla fine della città _ Periferie e memoria

Di e con Tamara Bartolini e Michele Baronio

Sesto giorno di Spedizione.

Caro viaggiatore, sai che esistono viaggi che possono portarti indietro nel tempo. Fisicamente non è impegnativo ma ti chiede di restare attento e di ascoltare, guardare, lasciarti attraversare dalle parole per immaginare ciò che non hai mai visto né vissuto. Ci sono testimonianze che ti possono aiutare in questo percorso, immagini e fotografie che ricostruiscono i luoghi dei racconti, melodie che trasmettono l’atmosfera di quei momenti.

Oggi abbiamo conosciuto Tamara Bartolini e Michele Baronio che insieme ad altri loro compagni di viaggio ci hanno raccontato le memorie delle periferie romane, in particolare le vicende degli abitanti delle vecchie baracche dell’Acquedotto San Felice dove vivevano genti provenienti da tutta Italia e dove Don Roberto Sardelli fondò la scuola 725. L’operato di Sardelli puntava a restituire alla scuola il compito di luogo di aggregazione,confronto, dialogo, in poche parole di politica. La strada per riconquistare con coscienza la propria identità.

Parole amare di una storia di sfratti e deportazioni che ha visto gli abitanti delle baraccopoli di San Felice spostati a forza ad Ostia Nuova a più di 30 Km di distanza, costretti a vivere lontani dal luogo che per loro era diventato casa e a convivere con nuovi contesti, nuovi problemi per colpa di scelte politiche dettate da sporchi affari di edilizia. Ci restituiscono una lettura precisa degli eventi e del vissuto le cui conseguenze sono visibili tutt’oggi, e non solo si fanno esemplari davanti a casi simili a cui assistiamo ogni giorno.

Il pensiero va a tutti gli immigrati del mondo, imprenditori di se stessi.

 

 

Il pensiero va al nostro mare che si fa pista da viaggio per progetti di speranza.

Il pensiero va a tutti coloro che sono disperati ma hanno coraggio.

Cosa rende veramente uno spazio casa: un divano confortevole, stanze prive di umidità o la storia che quel posto possiede e il significato che per ciascuno di noi quel posto ha?

La spedizione prosegue …

Chiara Preziosa

 

 

 

E tu quale azione scegli?

Collettivo Piratejenny in Cheerleaders

Sesto giorno di Spedizione.

Viaggiatore errante questa volta il tuo contributo è essenziale. Devi sentirti parte di un luogo e di un tempo condiviso e definito. La tua partecipazione è autonoma ma strettamente legata a quella di tutti gli altri. Si condivide la responsabilità di dar vita ad uno spazio, ad un incontro. 

Ci sono tre Cheerleaders al centro di un quadrato ai cui lati sono predisposti oggetti tipici della loro attività pon pon, fischietti, trombette con i quali ciascuno di noi può intervenire e partecipare al gioco multiplayer.

Ogni nostra azione cambia l’andamento, il ritmo, le azioni e la relazione tra le tre Cheerleaders. I viaggiatori grandi e piccini sono divertiti e incuriositi, sentono che la loro presenza è fondamentale, determinante. Si sentono ascoltati e osservano con attenzione come ad ogni azione corrisponda una reazione imprevedibile.

Non ci si può sentire soli in uno spazio in cui percepisci che la tua presenza può cambiare il corso delle cose. Quando senti che ciò che accade dipende da te, sia che tu faccia o non faccia qualcosa. Si può far finta di niente?

La ricerca del nostro spazio continua, intanto oggi abbiamo scoperto che il senso dello spazio si realizza se viene condiviso e se ciascuno contribuisce con la propria azione.

 

 

Chiara Preziosa

Cammina, fermati, guardati attorno

Amigdala in Lettere anonime per un camminatore

Sesto giorno di Spedizione.

Largo Spartaco ha ancora molte storie da raccontarci, ma soprattutto c’è ancora da scoprire la storia del quartiere, conoscere il suo passato, la sua identità.

Oggi uno ad uno ci siamo avventurati per le strade del Quadraro con un mp3 e le cuffie nelle orecchie per non sentirci estranei ma perfettamente a nostro agio con i passanti incrociati. Sei solo fisicamente, ma una freccia blu come una bussola ti indica la direzione del cammino e delle voci che ascolti solo tu ti fanno compagnia e ti raccontano dei luoghi che stai attraversando.

Musica, riflessioni sull’essere umano e racconti di vita del quartiere romano si intrecciano dimostrando come sia possibile proprio dalla periferia guardare con una mente più aperta e vera la realtà circostante.  Ti immergono in un ambiente facendoti sentire a casa, aprendoti le porte al loro passato e al loro presente.

Il cammino si fà arte della contemplazione e della conoscenza. La meta è sconosciuta, qui è il viaggio ciò che conta. Perché attraversando  l’identità di uno spazio  puoi indagare la tua propria essenza, il tuo passato.

L’attraversamento del Quadraro, della storia di uno dei quartieri più popolosi e popolare dove trovarono riparo gli antifascisti e le occupazioni rivoluzionarie degli abitanti erano all’ordine del giorno, mi ha ricordato che per raggiungere e trovare il tuo spazio è necessario perdersi in luoghi sconosciuti e lontani da noi ma grazie ai quali inaspettatamente possiamo ri-conoscerci e scoprirci.

Chiara Preziosa

 

Uno pezzo di vita cilena

Camminiamo imperterriti.
In lontananza si vedono due donne sedute vicino ad un tavolino. Una macchina da scrivere.
Ci avviciniamo. E’ un’intervista. Si sta raccontando la vita di un ragazza cilena.
Violeta Parra.

“…una grande famiglia…”

 

Di colpo siamo catapultati in una casa e tutta la famiglia viene presentata da Violeta. Lei è la sognatrice della famiglia.
Stravede per il padre e non vede l’ora di esaudire un suo sogno: raccogliere tutte le canzoni folkloristiche del Cile.

 

 

 

 

Un mondo onirico, un viaggio che la porterà in Francia e farla ritornare in Cile anni dopo.
La pantomima degli attori incanta i presenti che si sentono trascinare dai sentimenti della ragazza in balia del fato.

 

 

 

Dietro canti autoctoni siamo catapultati indietro.
Nel freddo della sera, un po spaesati per la fine di Violeta, carpite dalle ultime battute scritte a macchina.
Contenti però di averla vissuta, seppur per un attimo, nel pieno della sua vitalità.

Da ringraziare Centro Experimental de Arte Tessier e i loro ragazzi che hanno permesso tutto questo.

Matteo Traini

Vita da Artisti, spazio agli artisti

Per molti il teatro è un temporaneo, episodico e consapevole non-lavoro” queste, le parole pronunciate da Tiziano Panici nella conferenza/spettacolo “Vita da Artisti” a cura di Margine Operativo.
Ed ecco che noi viaggiatori, nel quarto giorno di scoperta, ci andiamo a domandare quale sia lo spazio degli artisti: non in senso metaforico, non nell’accezione poetica che gli abbiamo dato finora, ma su un piano reale e doloroso.
Dove si rinfranca un artista? Dove si sente a casa?
Dov’è che non si sente dato per scontato?
Forse non in Italia, non nelle sedi istituzionali, che tanto elogiano il valore della cultura quanto lo fanno passare in secondo piano a favore di altri non-valori, riducendo tutto ad una questione di “budget stanziato”.
E’ una performance genuinamente amara, che ci prende per mano quasi con violenza e ci mette di fronte ad una verità scomoda, in grado di mettere in soggezione e far riflettere.
Allora ce lo chiediamo ancora una volta: qual è lo spazio di un artista?
Forse proprio quello che gli mette a disposizione una sedia, un microfono e la possibilità di raccontarsi.
Raccontare se stesso e quelli come lui.

Francesca Benedetti

Siamo alla frutta: siamo alla fine?

Siamo alla frutta: siamo alla fine? Tutt’altro.
In questo quarto giorno di viaggio ci siamo imbattuti in Alessio Pollutri e nell’allegra stravaganza della sua frutta.
Sì, proprio frutta. Neanche noi ci credevamo.
Frutta, che come dice lui viene da fructus, participio di fruor, godere.
Frutta, che nel suo immaginario fatto di tip tap, parola, musica e rime grottesche non è più epilogo ma prologo di tutto.
Lo spazio di Alessio si è mosso velocemente verso di noi, inglobandoci e rendendoci partecipi di un universo non più individuale, ma collettivo, fatto di risate, comicità e calorosa partecipazione da parte dei viaggiatori di Largo Spartaco (bambini compresi).

E allora si battono le mani a questo strano giovane, che con un cappello in testa e delle maracas in mano ci svela il segreto della prugna, il risentimento del pomodoro nell’esser scambiato per verdura e ancora la necessità di un frutto di allontanarsi dal proprio albero per crescere e diventare a sua volta albero.

Francesca Benedetti

 

O ballano tutti o non balla nessuno

Pungi in tasca – in concerto a Largo Spartaco

Quarto giorno di Spedizione.

Viaggiatori, lo spazio di Largo Spartaco oggi ha incontrato il rap grintoso, energico, tagliente e crudo dei “Pugni in tasca”.

 

Le loro parole cantano i temi più intimi come l’amore a quelli sociali della disoccupazione, dei giovani e soprattutto delle periferie nelle quali abitano le loro radici, di preciso nel quartiere di Numidio Quadrato.

Il loro ritmo secco e la sconvolgente quanto eccellente eleganza del sax coinvolgono tutti, dai più appassionati di rap ai curiosi visitatori di Largo Spartaco. La musica scandisce il tempo e si balla.

Prima solo la testa, qualche passo con i piedi e poi via con tutto il corpo e la mente.

La loro presenza è una festa per il quartiere.

Oggi grazie al rap dei “Pugni in tasca” abbiamo scoperto uno spazio senza confini che non conosce tempo né diversità, ma solo un profondo desiderio di BALLARE.

Chiara Preziosa

 

 

 

Lo spazio dell’Assenza

Good Lack | Trittico sull’assenza

Di e con Francesca Foscarini

Quarto giorno di Spedizione.

Domanda del giorno cos’è l’assenza e in quali spazi abita?

Sono tante le motivazioni che spingono un viaggiatore a mettersi in cammino. L’avventura, la solitudine o il confronto con nuove realtà. Ma penso ci sia un origine che le accomuna.

Il viaggio prende vita dalla “percezione dell’assenza, che ti conduce a ricercare qualcosa che la possa colmare”.

 

Queste sono le riflessioni di Francesca Foscarini, incontrata oggi a Largo Spartaco. Ci ha raccontato attraverso il linguaggio del suo corpo le sue domande sui “diversi modi di vivere l’assenza, che può essere l’assenza di una casa, di una relazione, di vita, di un corpo fisico reale”.

Il racconto itinerante ci ha condotto ad attraversare tre spazi diversi, grazie ai quali le testimonianze della sua ricerca erano messe in risalto.

 

 

 

 

 

 

Ma i tre spazi urbani nei quali noi viaggiatori ci avventuriamo non sono altro che possibili ma non esaustive proiezioni dello spazio dell’assenza che in realtà “non si vede, perché sta più dentro di te.”

Chiara Preziosa