Siamo alla frutta: siamo alla fine? Tutt’altro.
In questo quarto giorno di viaggio ci siamo imbattuti in Alessio Pollutri e nell’allegra stravaganza della sua frutta.
Sì, proprio frutta. Neanche noi ci credevamo.
Frutta, che come dice lui viene da fructus, participio di fruor, godere.
Frutta, che nel suo immaginario fatto di tip tap, parola, musica e rime grottesche non è più epilogo ma prologo di tutto.
Lo spazio di Alessio si è mosso velocemente verso di noi, inglobandoci e rendendoci partecipi di un universo non più individuale, ma collettivo, fatto di risate, comicità e calorosa partecipazione da parte dei viaggiatori di Largo Spartaco (bambini compresi).
E allora si battono le mani a questo strano giovane, che con un cappello in testa e delle maracas in mano ci svela il segreto della prugna, il risentimento del pomodoro nell’esser scambiato per verdura e ancora la necessità di un frutto di allontanarsi dal proprio albero per crescere e diventare a sua volta albero.
Francesca Benedetti
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